Il perdente Southgate sposa la paura: a Wembley meritava la Scozia

Quando si affrontano Inghilterra e Scozia non è mai un giorno qualunque. Le strade si riempiono di tifosi a destra e a sinistra, i pub festeggiano la tradizione e l’adrenalina pre-gara può essere solo sconquassata da un onesto boccale di birra: il giorno in cui si ferma il mondo per almeno novanta minuti, soprattutto quando il palcoscenico della battaglia porta nel cuore il nome di “Wembley”. Sono 149 gli anni di rivalità tra scozzesi e inglesi, con i primi che decantano la loro personale invenzione del gioco del calcio e i secondi invece che vengono “accusati” di aver portato la grandezza del fenomeno in giro per il mondo grazie alla loro immensa e potente flotta navale.

Lo spettacolo è dunque scontato anche quando la posta in palio brucia come un piatto di polenta in pieno inverno. A questo turno infatti la Nazionale inglese arrivava dall’ottima vittoria ottenuta contro la Croazia, mentre invece gli scozzesi si erano fatti travolgere in casa dalla Repubblica Ceca: un appuntamento che poteva decretare il paradiso o il crollo infernale. Diversamente da quanto potevano immaginare gli spettatori neutrali, l’unica squadra che ha veramente deluso le aspettative è stata proprio l’Inghilterra, quella composta dai fenomeni della Premier che a questo turno si sono schiantati sul Vallo Adriano scozzese e hanno addormentato una partita che se fosse stata giocata da un punto di vista agonistico avrebbe fatto scoppiare la passione dei tifosi presenti a Wembley.

Così non è stato, è successo l’inverso: l’allenatore inglese Southgate ha impostato la sfida sotto un profilo esageratamente tattico, con il solo compito di non perdere, giocandosi le ultime possibilità di arrivare primi nel girone al prossimo appuntamento contro la Repubblica Ceca. E così il talento Sancho è stato relegato in panchina assieme a Marcus Rashford e a Grealish, con Rice nel ruolo di vecchio mediano a rallentare il gioco e Mount per cercare di conquistarsi un pizzico di imprevedibilità, quasi mai vista. Gli uomini di Clarke invece avrebbero meritato ampiamente la vittoria per un semplice motivo: con un divario enorme da un punto di vista qualitativo hanno cercato comunque di contenere e ripartire, sfiorando a più riprese il gol del vantaggio. La nazionale guidata dai volti noti di Robertson (Liverpool) e McTominay (Manchester United) poteva passare in vantaggio già a metà del primo tempo, se sul tiro potente di O’Donnel non avesse trovato un riflesso straordinario di Pickford. Vero è che la prima occasione della partita è capitata ai padroni di casa, i quali grazie ad un’ottima incornata del difensore centrale del City Stones hanno colpito il palo, rischiando dunque di portarsi in vantaggio. Poco dopo ecco il secondo spavento per la Scozia: palla persa ingenuamente da McTominay, cross rasoterra per Mount e gol sbagliato davanti alla porta.

Da quel momento l’Inghilterra è sparita dal campo. L’unico che ha provato a creare qualcosa è stato Sterling con le sue ottime qualità, per il resto neanche un piccolo barlume di luce sotto il cielo cupo di Wembley. Poteva essere una serata ancora più nera se il terzino del Chelsea James, fresco campione d’Europa con i Blues, non avesse salvato sulla linea di porta una conclusione potente e precisa di Dykes. Che contraccolpo psicologico sarebbe stato? E che festa avrebbe scatenato per i supporters della Scozia?

Domande che rimangono strozzate e che avrebbero potuto trovare un minimo di fermento se il perdente Southgate avesse chiesto ai suoi ragazzi di godersi la serata e di far valere la loro intensità in mezzo al campo. Non l’ha fatto, anzi, ha fatto infuriare i tifosi e di conseguenza la stampa inglese per la gestione dei cambi nel corso del secondo tempo. Al 63′ ecco il primo abbaglio: momento delicato della partita, Inghilterra che aveva preso in mano il pallino del gioco e cambio effettuato in un semplice battito di ciglia, dentro Grealish e fuori niente di meno che Foden. Giustissimo far entrare il talento dell’Aston Villa (per me avrebbe dovuto giocare dall’inizio), ma perché privarsi di un fenomeno dal colpo in canna come quello del Manchester City? Jack Grealish ha portato comunque un po’ di tecnica in mezzo al campo, ma si è sentito spesso tradito dai suoi compagni, i quali anziché avvolgere l’area di rigore scozzese, si sono messi in trincea giocando spesso e volentieri la palla al loro portiere.

E allora Southgate ha capito che ci sarebbe stato bisogno di un attaccante veloce, capace di saltare l’uomo e di sfruttare la sua corsa. Un po’ come Marcus Rashford. Che è entrato in campo al 74′ al posto però dell’unica punta in grado di cambiare la partita da un momento all’altro, Harry Kane. Non che il fuoriclasse del Tottenham abbia disputato una gara scintillante, ma anche qui ci chiediamo: perché non rischiare qualcosa in più togliendo un centrocampista e lanciando la squadra all’avventura in terra nemica?

Per paura. Questo il vocabolo che racchiude la prestazione dell’Inghilterra e che dalla sua parte può avere anche la piccola scusante del non voler rischiare più di tanto una beffa atroce, visto che se la Scozia avesse vinto sarebbe andata a pari punti e avrebbe complicato ulteriormente i piani di Southgate. Il problema è stato evitato ma non basterà per arrivare in fondo. La stampa inglese adesso comincerà con i soliti titoli polemici, noi italiani invece vediamo che al momento la nostra Nazionale è superiore a quella di Kane e compagni, almeno sul piano del gioco e del coraggio. A questo turno la Scozia meritava la vittoria, adesso dovrà sperare nel terzo posto e mandare a casa la Croazia, impresa difficile ma non utopica.

matt_99football

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