Il ritorno a San Siro da horror: Skriniar meglio in attacco che in difesa

Un ritorno da film dell’orrore. Potremmo sintetizzare così la prestazione disastrosa di Milan Skriniar, tornato a San Siro per la prima volta dopo l’addio turbolento all’Inter. Il centrale slovacco, corteggiato a lungo dal Psg in tutti questi anni, non è stato nemmeno un lontano parente di quel difensore lucido e spigoloso che in maglia nerazzurra mandava in tilt interi attacchi e suonava la carica come i migliori direttori d’orchestra. Quello Skriniar è ormai scomparso e in pagella si porta a casa un bel 4,5: non è bastato infatti neanche l’aver segnato il gol del vantaggio a creare quella giusta corazza entro la quale ergersi per murare gli attacchi rossoneri.

Nonostante il coraggio mostrato in campo dagli uomini di Pioli, l’ex nerazzurro è andato incontro ad un’involuzione che preoccupa pure Luis Enrique. Scomposto per lunghi tratti di gara, Skriniar è stato graziato dall’arbitro più volte (vedi l’ultimo contrasto con Leao) e si è fatto trovare quasi sempre fuori posizione nella lotta con il portoghese. Lo sa benissimo anche Giroud, che da ottimo killer di area di rigore qual è, lo ha anticipato in un duello aereo ed è riuscito a segnare il gol vitale del 2-1 per i rossoneri facendo esplodere di gioia San Siro. Già al Saint James’ Park contro il Newcastle il povero Skriniar era stato beffato dal gigante Burn, questa volta lo stesso epilogo è avvenuto in Italia, quando i punti cominciano a pesare, perché nel girone dei parigini tutti possono passare e tutti possono uscire dalla Champions.

Curioso dunque che l’ex difensore dell’Inter abbia perso quasi totalmente la capacità di difendere. Non è più il muro che tutti apprezzavano ed è sicuramente più temibile in zona offensiva che in quella difensiva. La maledizione di San Siro, dopo aver inguaiato Lukaku poco più di una settimana fa, ha scelto la sua nuova vittima, segnando un ritorno da horror nello stadio che da attore protagonista ha trasformato Skriniar in una semplice figurina. E chissà Marotta che cosa penserà adesso.

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