L’Italia paga la poca esperienza internazionale, ma il pareggio è prezioso

Altro giro altra corsa. Dopo neanche tre giorni di riposo è tornata in campo la Nazionale di Roberto Mancini. Avversario di turno è l’Olanda, allenata da Frank De Boer, ricordato nel nostro Paese per la sua pessima esperienza sulla panchina dell’Inter e per alcune dichiarazioni che hanno stuzzicato non poco la stampa italiana. Era un altro mondo, adesso la posta in palio è diversa, perchè se i ragazzi del Mancio avessero vinto sarebbero volati in testa al girone di Nations League ipotecando quasi di fatto l’accesso alle Final Four. Invece, al termine dei novanta minuti è venuto fuori un pareggio che sul piano della classifica non accontenta nessuno, eppure per come è maturato sorride e non poco alla nostra Nazionale, che adesso dovrà battere Polonia e Bosnia per evitare guai futuri.

PRIMO TEMPO A DUE FACCE:- Metà tempo per uno non fa male a nessuno, dice il detto. Un po’ quello che è successo al Gewiss Stadium di Bergamo, con gli Azzurri che sono entrati nella battaglia abbassando gli scudi e infliggendo lame pesanti agli avversari. Mancini ha optato per il solito 4-3-3 offensivo, condizionato dal ritorno in campo di Chiellini al fianco di Bonucci e dalla partenza dal primo minuto di Immobile (a Danzica aveva giocato Belotti). Sulla sponda olandese De Boer preferisce coprirsi in difesa disintegrando il calcio totale degli orange; secco 5-3-2, con De Jong ad impostare in stile Barca e Depay a svariare sul fronte offensivo. Nei primi minuti di gioco vengono fuori tutti i limiti di uno degli allenatori più scarsi dell’intero panorama calcistico, basta considerare che il terzetto difensivo formato da De Vrij-Van Djik e Akè ha sofferto le folate degli azzurri come soffrivano i Cavalieri della Tavola Rotonda nelle leggende arturiane; da un assist al bacio di Barella arriva infatti il vantaggio dell’Italia, realizzato da un astuto Pellegrini. Dopo l’1-0 partono i problemi, con Jorginho che inizia a soffrire a centrocampo e con l’impostazione dell’Olanda che cresce con il passare dei minuti. Da una splendida giocata di Frankie De Jong parte l’azione che conduce al pareggio, molto fortunoso, anche se Van De Beek è bravissimo nel raccogliere una palla isolata nel mezzo all’area di rigore e nel fulminare dopo neanche mezzo secondo un incolpevole Donnarumma. Sofferenza e battaglia ad armi pari, con l’Italia che sbuffa dalla fatica ma che non molla neanche di un centimetro.

L’IMMOBILITA’ DI IMMOBILE:- Sembra uno scioglilingua, eppure la cornice della seconda frazione di gioco racchiude il grossolano errore di Ciro Immobile, il quale non è riuscito a sfruttare un regalo di Hateboer e ha colpito Cillessen con la porta quasi sguarnita. Se fosse entrata quella palla sarebbe stata un’altra storia e invece come prevede la prassi del calcio alla fine l’Italia ha rischiato di subire gol in diversi contropiedi. Grandissimi meriti per il capitano Giorgio Chiellini, protagonista assoluto nell’aver evitato pericoli con i suoi anticipi di testa tempestivi. Stesso discorso per Nicolò Barella, l’instancabile del gruppo, sempre più al centro del progetto di Mancini e dotato di una capacità aerobica impressionante, un guerriero che Conte e la Nazionale si tengono stretto. Come detto, dietro la lavagna questa sera va ad Immobile, e chissà che cosa avrà pensato Mancini in quel momento.

POCA ESPERIENZA INTERNAZIONALE:- Tanti complimenti, bel gioco, azioni su azioni, ma poca esperienza internazionale. Osservando la rosa della Nazionale italiana, fatta eccezione per Bonucci e Chiellini, è facile notare che tutti gli altri ragazzi hanno pochissime presenze nelle varie competizioni europee; Immobile è stato il capocannoniere della Serie A, ma gioca nella Lazio; Chiesa è approdato alla Juventus solo qualche giorno fa e avrà bisogno di ambientarsi; Barella e D’Ambrosio hanno giocato Champions ed Europa League, ma solo negli ultimi tempi, e così via. Insomma, un fattore che alla lunga paga, soprattutto quando di fronte arrivano colossi del calibro di Van Dijk (Liverpool), Van de Beek (Manchester United), i due De Jong (Barcellona e Siviglia), Depay (Lione) e Blind (Ajax). Squadra più esperta, quella olandese, che nonostante il piccolo vantaggio sul piano dell’esperienza è stata messa in grande difficoltà da Chiellini e compagni, a testimoniare il percorso intrapreso da Mancini e la voglia di dare una svolta all’intero movimento italiano. Per dormire sogni tranquilli e accedere alle Final Four di Nations League sarà necessario sconfiggere Polonia (al momento in testa al girone) e Bosnia. Non sembra un’impresa, almeno sulla carta. Mancini è convinto di farcela, anche con la poca esperienza internazionale dei suoi giocatori. Se il Mancio ci crede, tutto può davvero succedere.

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