Lo United “riapre” la Premier: Burnley ko e City a -8

Dalla temeraria sfida dell’Old Trafford abbiamo capito una cosa: il Manchester United è più forte del Burnley. Certo, è una banalità, però i Red Devils hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie, perché i Clarets guidati dal soldato inglese Dyche hanno sì perso la guerra per 3-1 , ma allo stesso tempo si sono aggiudicati una medaglia per l’onore delle armi e per aver messo a nudo i vari limiti che una squadra forte come il Manchester seppur in minima parte possiede. Chi ha tirato un sospiro di sollievo è stato il pacato Solskjaer, che anche in questo pomeriggio ha visto l’incubo di fronte ai suoi occhi, dovrà ringraziare per ben due volte Greenwood e avvisare il preparatore dei portieri per insegnare le uscite al suo estremo difensore Henderson. Ciò nonostante, i Red Devils vincono ancora, soffrono, e si portano a quota 66pt, esattamente a -8 lunghezze dal Manchester City.

Il Burnley, come dicevamo, ha messo in evidenza i limiti dello United. La squadra di Dyche è famosa in Premier League per la sua sfavillante fisicità, uno strapotere muscolare che incide sull’avversario come un martello pneumatico. La classica truppa inglese old style, per i più romantici, quella che proprio in questa stagione ha espugnato con convinzione persino Anfield. Per capire quello che sto raccontando basta pensare alla punta neozelandese Chris Wood, alto 1,91 m e pesante 94 kg, vera spina nel fianco per Maguire e compagni. Proprio lui, infatti, aveva segnato il gol del vantaggio dopo soli dieci secondi sull’uscita scellerata di Henderson, annullato per un fuorigioco millimetrico. Nonostante la bandierina alzata, ha fatto comunque sentire la presenza. Come i suoi compagni, perfetti per circa tre quarti di partita. Sono capitolati solo sul finale, quando lo United ha ingranato le dieci marce che possiede e si è portato a casa il risultato.

Ma il primo tempo è stato un patema d’animo. Come ormai accade da più di un anno, quando i Red Devils incontrano squadre chiuse arrivano i problemi: oggi Solskjaer ha mandato in campo una formazione arrembante, improntata all’attacco grazie al ruolo di ala svolto da Pogba e ai soliti Rashford e Greenwood a creare l’imprevedibilità. Turno di riposo per Cavani, entrato solo nella ripresa. Se il coraggio premia gli audaci, anche a questo giro di boa la foga agonistica si è schiantata contro il muro difensivo eretto dal Burnley. Tralasciando le caratteristiche dei soliti attacchi rognosi portati avanti dai Clarets, frutto di palle alte e speranze che qualcosa avvenga, le palle gol create dallo United si contano con il contagocce: una traversa di Pogba e poi una conclusione da posizione esterna di Marcus Rashford, parata dall’ottimo intervento di Farrel. Una curiosità per il secondo portiere del Burnley: doveva sostituire il titolare della Nazionale inglese Pope e rispondere ai famosi cinque gol incassati sull’altra sponda di Manchester, precisamente in casa del City. Il bottino per lui è stato più leggero, grazie anche alle splendide parate che ha realizzato nel secondo tempo.

Già, il secondo tempo. Quello in cui i Red Devils contro le medio piccole affondano. Questa volta non lo hanno fatto, onore ai cambi di Solskjaer. Per tutti coloro che ritengono che il norvegese sia un tecnico perdente consiglio vivamente di riflettere su come abbia cambiato l’andamento del match in sole due semplici mosse: durante l’intervallo, ha mandato a scaldare Cavani, facendolo entrare subito al posto di Fred, sbilanciando ulteriormente la squadra all’attacco, mentre sul finire della partita ha inserito il jolly Van de Beek al posto dell’ormai stanchissimo Rashford. Due semplici mosse che lo hanno aiutato a vincere una delle gare più ribollenti dell’anno. Infatti, nel momento in cui è entrato il Matador lo United ha trovato subito il vantaggio come meglio sa fare, con un recupero a metà campo di Maguire, una straordinaria progressione palla al piede di Rashford, la solita finta di Bruno Fernandes e il piattone di Greenwood. Vantaggio Manchester, solo per poco. Perché il Burnley, come vi dicevo, ha giocato d’astuzia e soprattutto sulla fisicità: da una palla inattiva infatti è arrivato il pari di testa di Tarkowski, con Henderson che è rimasto a guardare senza neanche un abbozzo di uscita. A proposito, sarà pure un portiere giovane ma se non impara a trasmettere sicurezza al reparto difensivo finirà anche lui nella sfera degli incompiuti.

Se il pareggio circa due mesi fa avrebbe piegato lo United, questa volta la squadra di Solskjaer si è rialzata con lo scudo sul petto e la lancia diretta verso gli avversari. Prima ci ha pensato il tiro fortunoso di Greenwood ad entrare in rete al minuto 84, poi il cambio del signore in panchina: dentro Van de Beek in posizione di ala sinistra e gol realizzato da Cavani, proprio su assist dell’olandese. Nel mezzo due clamorose parate di Farrel, una da elogiare in particolare perché arrivata in uscita su un piazzato di McTominay. Il Manchester United, però, diversamente da quanto si possa pensare ha rischiato fino alla fine, realizzando il 3-1 solo perché il povero Burnley si è tirato giù il cappello e ha lanciato sotto il cielo di Old Trafford l’ultimo urlo disperato. Non c’è stato niente da fare, lo United ha trionfato sulla soglia del rischio e ha conquistato i tre punti.

Punti pesanti, anzi pesantissimi. Adesso la Premier si è “parzialmente” riaperta, anche se servirà un suicidio in stile Saffo del City per vedere Solskjaer alzare il trofeo. Difficilmente potrà accadere una situazione del genere, visto che i Red Devils per sperare dovrebbero vincerle tutte fino alla fine, compreso il match più importante contro il Liverpool che inaugurerà il mese di maggio. Di conti se ne possono fare all’infinito, in mezzo però c’è l’Europa League contro la Roma, vero obiettivo per i ragazzi di Solskjaer. A questo turno però si è scritta una piccola (e nuova) storia su un campionato già indirizzato. Ricordate la nostra premessa: lo United è più forte del Burnley. Per oggi non è una banalità, il campo ha parlato dopo novanta minuti di guerra.

matt_99football

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