Messi, non esiste un domani: la finale di un’intera vita

Non esiste un domani. Non può esistere. Perché quel “domani” potrà essere felicità o rimpianto, vittoria o conquista, sogno realizzato o incubo regalato. Come nel gioco medievale della zara, in cui chi vince viene abbracciato e osannato dalla folla, mentre chi perde resta dolente, a ripetere il gesto che lo ha condotto alla sconfitta. Sono queste le sensazioni che circondano l’animo di Leo Messi, l’uomo che ha superato i 9 assist di Maradona al Mondiale e ancora il primo sempre per assist nella storia della Coppa del Mondo. Colui che al posto dei piedi ha una calamita, che come direbbe Adani è capace di dribblare i cammelli, nel segno della poesia calcistica: è il suo momento, insieme a quello di un popolo che vive di calcio, in maniera spesso egocentrica.

A questo giro però l’egocentrismo conta molto poco, la finale sarà Argentina-Francia e quando le stelle brillano in maniera così lucente sono i centimetri che fanno la differenza. La sfida fra due campioni che rappresentano i due estremi della “vita” calcistica: il nascente Mbappè, talento che vedremo per anni popolare i più grandi palcoscenici mondiali, e l’uscente Leo Messi, che ha arricchito la storia e che adesso vuole uscire dal tunnel dei campioni nel miglior modo possibile, vincendo il trofeo più prestigioso del continente.

Dopo il ko iniziale contro l’Arabia Saudita nessuno avrebbe mai immaginato con certezza l’Argentina in finale: è probabile però che proprio Scaloni, insieme a Messi, abbia capito che “non esiste un domani“, e che se davvero l’anima di Maradona fa il tifo da lassù, i napoletani in Italia hanno colorato la città di bianco-azzurro e il destino sembrava comunque dalla loro parte visto il pari tra Messico e Polonia, la Selecao doveva suonare la carica, con Messi pronto a prendersi la squadra sulle spalle.

Così è prontamente avvenuto, e adesso l’Argentina, cresciuta con il passare delle partite, è ad un passo dalla storia. Sono solo tre i giorni che separano dalla finale di Qatar22, poi sarà addio al caldo e alle conoscenze, ognuno tornerà nel proprio club, a fare la vita di sempre, in campo o in panchina. Però adesso c’è da stare uniti, riallacciando i vecchi ricordi di bambini e valorizzando appieno il momento. Messi lo saprà di certo, motivo per cui anche contro la Croazia non è stato solo la luce in campo, ma anche l’allenatore: ha motivato i suoi dall’inizio alla fine e li ha aiutati come solo un grande leader riesce a fare.

La prova del nove dunque è arrivata, contro una Nazionale, quella francese, che sulla carta è pure superiore all’Argentina, ma mai dire mai. Gli uomini di Scaloni scenderanno in campo con la consapevolezza di essere nella storia, vicini a scriverla. Saranno insieme a Messi, in quella che è la sua ultima partita ad un Mondiale. Poi sarà “addio”, nel bene o nel male. Ma adesso l’ultima corsa, perché non esiste un domani.

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