di Matteo Salvetti
L’indomabile Frattesi. L’uomo copertina della rinascenza italiana. Non è un manifesto letterario, semplicemente una constatazione sulle due splendide prestazioni offerte dal centrocampista dell’Inter contro Francia e Israele. Sono già sei i gol segnati sotto la gestione azzurra di Spalletti; un numero importante che, oltre a rappresentare una media da bomber, sa di ricompensa per un ragazzo che abbina il suo strapotere atletico all’impegno e alla disponibilità in campo, sia con il club che con la Nazionale. Di Frattesi ne esiste soltanto uno, eppure quando ci giochi contro il pericolo è ovunque: può segnare di testa o di petto, in scivolata o con un tiro da fuori, insomma, l’inserimento alle spalle dei difensori è un cliché e ogni volta risulta decisivo ai fini del risultato finale.
Basta chiedere ai giocatori di Francia e Israele, colpiti e affondati. Merito del già elogiato Frattesi, certo, ma anche dell’assist di Dimarco. E se vogliamo pure delle scorribande di Bastoni. In altre parole, merito del blocco Inter. Che anche in queste due gare di Nations League ha dimostrato di essere la colonna portante dell’Italia, composta da un gruppo di ragazzi che si conoscono in campo e nella vita, sempre pronti ad aiutarsi e a mettere in crisi gli avversari. Diversamente Euro24, Spalletti sembra finalmente averlo capito: in entrambe le gare infatti il tecnico azzurro non ha dato riposo a nessuno dei tre interisti, segnale evidente che la rinascita dell’Italia parte da loro e viene completata dal resto del gruppo.
Il problema è che 180 minuti di gioco non bastano per riscattare un fallimento. Servono continuità di risultati e prestazioni all’altezza, come ha fatto intendere Spalletti. Aggiungiamo pure coraggio e personalità, due atteggiamenti validi in campo e nella vita per uscire da situazioni spinose: pensiamo soprattutto a Kean, terza scelta nella Juve, ora alla Fiorentina, oppure allo stesso Frattesi, riserva di Barella all’Inter vista l’intoccabilità di Mkhitaryan. Due esempi tratti dal nostro campionato che rappresentano la metafora di un’Italia che lotta, corre e dimostra di saper soffrire assieme. Manca ancora un po’ per festeggiare la rinascenza della nostra stirpe calcistica, ma il primo piccolo passo è stato compiuto.