Caro Eriksen, ti voglio bene: vinci la partita, sarai sempre il mio Principe di Danimarca

Mi sono preso qualche ora in più prima di scrivere il mio pensiero. Francamente non mi era mai capitato di assistere ad un evento del genere, anche se per diversi motivi non ho potuto guardare per intero Danimarca-Finlandia. Sono arrivato a casa alla fine del primo tempo, ho acceso la televisione e mi sono trovato davanti una situazione atipica: gioco fermo, silenzio assordante sugli spalti, Schmeichel in lacrime e Kjaer abbracciato ad una “ragazza” che spinto dall’ondata frenetica che mi assaliva non ho neanche riconosciuto. Christian Eriksen non lo vedevo, solo dopo qualche secondo ho amaramente creduto. Poi il telefono è cominciato a squillare, “hai visto Eriksen?”, “non può non farcela”, “che tragedia!”. Quel momento è stato terribile. Un lungo flashback ha percorso tutto il mio corpo, con una serie di immagini che mi sono passate in rassegna e che mi hanno portato a rivivere quei momenti felici in cui su questo sito ho avuto il piacere di elencare le grandi gesta del mio principe di Danimarca; e così le avventure inglesi con il Tottenham e gli assist per Kane, la punizione perfetta durante le vacanze di Natale a Carrow Road, il suo ingresso in campo sempre con la maglia degli Spurs a Old Trafford sotto i miei occhi, il gol scudetto segnato contro il Crotone. Insomma, una sola parola, Eriksen. E quel campione adesso era lì, giacente sul campo pietrificato, gli occhi sgranati e il cuore immobile.

Una mazzata. Enorme. Abbiamo pianto tutti perché quello che i nostri occhi stavano vedendo non aveva alcun senso. Sono stati attimi tesissimi, bastava immergersi nel silenzio intero di uno stadio per capire, visto che un ragazzo e un padre di famiglia stava disputando la sua vera partita, quella per la vita. E nel vedere Kjaer abbracciare con profonda umanità la moglie di Christian si è potuto scorgere la vera figura del capitano, l’eroe che lotta e difende l’amicizia anche contro la morte; pochi istanti dopo infatti è circolata la notizia che proprio il difensore del Milan è stato il primo a praticare le nozioni base di primo soccorso, ad esempio quella di togliere la lingua alla vittima per impedirle il soffocamento. Anche la barriera umana che si è eretta davanti al compagno al fine di evitare le riprese da parte delle telecamere farà inevitabilmente storia.

Ma il tempo scorreva ininterrottamente e come dicevo a coloro che mi hanno telefonato era già un barlume di speranza. Infatti, poco dopo, il lungo applauso dei tifosi presenti a Copenaghen, la foto di Eriksen che circolava e le notizie confortanti che si sono sostituite alla prospettiva della tragedia. E’ andata bene, per fortuna. Anche se adesso qualcuno dovrà riflettere. Non i medici, che sono coloro i quali hanno permesso a Christian di rimanere attaccato alla vita, quanto piuttosto i vertici federali. Alcune domande sono più che lecite: se il malore fosse stato causato da un eccessivo stress agonistico? Oppure, nessuno si è reso conto che questi ragazzi non hanno neanche un minimo di riposo fra campionati, coppe, nazionali e tornei amichevoli? Prendiamo proprio Eriksen: alla fine del primo lockdown il campionato suo e dell’Inter si è concluso esattamente il 21 agosto con la finale di Europa League persa contro il Siviglia, per poi ricominciare dopo qualche giorno la preparazione in vista della ripresa da parte della Serie A. Un anno intenso ed ecco gli Europei. Facendo due conti, visto che il riposo è parte dell’allenamento, mi sembra che ci sia qualcosa che non torna. Conta di più la salute o il denaro?

Ma adesso, l’unica questione importante è che Christian stia bene. Lo stesso centrocampista nerazzurro ha infatti rassicurato i suoi compagni e i suoi tifosi con la solita tranquillità mostrata in campo. C’è già chi sogna un suo rientro in campo, ovviamente nella prossima stagione, ma la speranza è che prima di tentare uno sforzo notevole vengano svolte tutte le procedure sanitarie più veritiere e rigide. Perché io voglio bene al mio Principe di Danimarca ed è giusto che la sua vita abbia un peso maggiore rispetto ad una futile partita di calcio.

Di parole ne abbiamo spese fin troppe, c’è solo da ringraziare la personalità di Kjaer (dovrà essere il nuovo capitano del Milan) e tutto il lavoro svolto dai medici, i veri vincitori dell’Europeo.

Intanto Christian sta bene, ed è questa la vera vittoria.

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