L’Italia chiama, il popolo risponde: Mancini, buona la prima

Il segnale di ripartenza era già stato lanciato poche ore prima del fischio d’inizio. Seppur in numero ridotto un popolo diretto allo stadio Olimpico, tra una mascherina sul volto e un canto di gioia. Tutti con un obiettivo, un sogno da sventolare al cielo appassionatamente: vincere insieme, divertirsi e ripartire come ai vecchi tempi, dimenticandosi 15 mesi d’inferno alle spalle e riscaldando la speranza. Poi la partita, e che partita!

L’Italia di Roberto Mancini arrivava al debutto con la Turchia con una forte ondata di entusiasmo, ma anche con un pizzico di tensione. Perché fallire all’esordio è sempre una colpa da espiare in seguito, e molto spesso è deleterio; per fortuna però il pericolo è stato scongiurato, con una prestazione esemplare da parte di tutti, nel segno del bel gioco e della continuità. Il Mancio dalla panchina è riuscito a creare una storia comune tra un intreccio di altre storie: così l’avventura conclusa da parte di Donnarumma al Milan si è piazzata accanto a quella del ritorno di Florenzi all’Olimpico, e sull’altro versante il campione d’Europa Jorginho ha gestito le redini del centrocampo stigmatizzando la delusione per la mancata qualificazione in Champions di Insigne. Per non parlare dell’esperienza e del carisma del duo difensivo Bonucci-Chiellini. Insomma, una storia comune che è partita nel miglior modo possibile.

Poi, come dicevamo, la partita. Sin dai primi minuti di gioco il canovaccio è stato quello che tutti avevamo previsto: l’Italia che attacca e che prova a sfruttare l’ampiezza sulle fasce, e la Turchia che invece se ne sta racchiusa nella propria metà campo per imbastire qualche futile pericolo in contropiede. Roberto Mancini aveva mandato in campo una formazione ultra-offensiva, composta da un centrocampo arrembante (Barella-Jorginho-Locatelli) e un trio d’attacco ostico (Insigne-Immobile-Berardi), di quelli che se concedi un centimetro di spazio è in grado di farti male da un momento all’altro. Nel primo tempo è mancato solo il gol, perché la Turchia non è stata in grado neanche di passare la propria metà campo. Pessimi sia Calhanoglu che Celik, mai visti in campo. L’unico grattacapo studiato dalla squadra di Gunes è stato quello di bloccare Jorginho a centrocampo: così facendo l’Italia per qualche minuto è rimasta impantanata nel traffico turco, per poi uscirne grazie alla qualità che possiede. Il gol del vantaggio poteva già essere segnato al 18′ quando dopo uno scambio perfetto con Berardi l’attaccante del Napoli Lorenzo Insigne ha mancato il bersaglio da un’ottima posizione. Sarebbe stato lo 0-1. E a quel punto il coro dell’Olimpico è salito ad un livello superiore per cercare di abbattere il muro eretto da Demiral e Soyuncu. La Turchia si è poi salvata nuovamente su un colpo di testa di Chiellini, il quale pur avendo indirizzato correttamente la palla sotto la traversa si è visto volare davanti l’ottomano Cakir con un intervento miracoloso. Il primo tempo dunque si è concluso sullo 0-0.

Nella ripresa Mancini ha sostituito Florenzi con Di Lorenzo per cercare di sfruttare ancora di più la velocità sulle fasce. Scelta azzeccata perché l’Italia ha mandato fuori pista Celik e compagni proprio grazie alle corse del napoletano da una parte e di Spinazzola dall’altra. Il gol del vantaggio è arrivato nell’azione più sporca della partita: ottima giocata di Barella per Berardi, cross in mezzo e goffo autogol da parte dello juventino Demiral, il quale questa sera ha raggiunto un record, essere il primo giocatore nella storia ad aver segnato nella sua porta alla prima giornata di un campionato europeo. Da quel momento, l’Italia ha cambiato marcia. Forte dell’entusiasmo e del rilascio di tensione gli azzurri sono saliti sul trono e hanno ammazzato la partita. A chiudere i conti ci ha pensato Insigne con un piazzato all’angolino sinistro del portiere, su assist di Immobile. Mentre il gol dello 0-2 lo aveva segnato una decina di minuti prima proprio l’attaccante della Lazio, sfruttando una respinta rivedibile da parte del portiere Cakir.

E pensare che poteva essere anche un poker. Sì, perché al 45′ l’arbitro olandese Makkelie non ha fischiato un calcio di rigore netto a favore dell’Italia: cross di Spinazzola e braccio largo da parte di Celik, il quale non ha fatto niente per evitare l’impatto con la palla. Pur essendo consapevoli delle “nuove regole” calcistiche, ancora purtroppo non chiare, il dubbio di un possibile penalty resta e forse non se ne andrà mai. L’Italia però ha superato anche questo scoglio e Mancini dovrà andare avanti con i piedi per terra perché la strada è lunga e tortuosa. Chi ben comincia è a metà dell’opera, ma adesso arriva la Svizzera ed è vietato abbassare la guardia.

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