Correa è sconcertante: Inzaghi lo sa e deve proteggerlo. Ma con Lukaku…

Mentre Lautaro disegna calcio, il suo connazionale e amico Correa lo rovina il calcio. Una prestazione sconcertante quella vista al Franchi, in linea con le macabre figure offerte in questo anno e mezzo all’Inter. Tra il Tucu e i nerazzurri non sembra esserci alcun tipo di feeling, ne tattico ne soprattutto ambientale: San Siro insorge ad ogni minimo errore, e anche in trasferta le performance non migliorano. Perchè a questo punto viene da chiedersi quale sia esattamente il ruolo di Correa, in una squadra come l’Inter che ama sbilanciarsi in avanti e attaccare con tanti uomini. E’ forse una prima punta? No secco. Un attaccante esterno? Non ha il passo. Una seconda punta? Troppo superficiale.

Inzaghi le sta provando tutte, alla fine è lui che lo ha voluto fortemente a Milano e che ha “costretto” Marotta a sborsare una cifra pari a 30 milioni di euro per strapparlo dalla Lazio. Probabilmente riavvolgendo il nastro il tecnico nerazzurro ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma adesso che si trova nella tempesta deve trovare la giusta scialuppa per uscirne. E allora scatta “comprensibilmente” la protezione: come nel post Fiorentina Inter, quando alla domanda precisa sulla prestazione negativa di Correa Inzaghi ha risposto che il ragazzo si impegna in allenamento, è stato condizionato dagli infortuni e nonostante ciò che gli altri pensano, contro i viola ha disputato un ottima partita.

Parole lontane dalla realtà, accettabili solo per il forte attaccamento che lega Inzaghi al suo pupillo. La verità però è che Correa si sta dimostrando una forza in negativo per l’Inter, sorretta per sua fortuna da uno splendido Lautaro che regge l’attacco da solo e continua a segnare ininterrottamente. Il bello viene adesso con il rientro di Lukaku e la riapertura ufficiale della “Lula”, che tanto manca al povero Inzaghi. Perché in un’Inter al completo non può esserci spazio per questo Correa. Inzaghi lo sa ma non può dirlo pubblicamente, semmai solo continuare a fare quell’allenatore-amico che ha fatto il bene (e il male) dell’Inter stessa.

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