Crisi United: no a Pochettino o Ten Hag, servono vincenti

Alla caccia dei “vincenti“. Dopo lo sprofondo sul campo dell’Everton è ormai chiaro a tutti che al Manchester United non servono progetti strategici e di crescita, urgono semmai rinforzi mirati e appunto vincenti. La classifica è inquietante: settimo posto, qualificazione Champions lontana e zero idee per uscire da una crisi nella quale i Red Devils sono entrati dallo scorso settembre. Se l’arrivo di Rangnick anziché migliorare ha acuito le vecchie paure (basta guardare le facce dei giocatori al termine di ogni partita), è evidente che il problema è mentale, di carattere insomma. I vari Pogba, Rashford e persino Varane non hanno bisogno di carezze o di essere indirizzati verso il terreno di gioco, necessitano di un trattamento che insegni come il duro lavoro e il sacrificio siano armi essenziali per vincere trofei: il gesto becero e scorbutico di Ronaldo a Goodison Park è emblematico di un malessere diffuso, che va dallo spogliatoio al campo. Non è dunque difficile capire come Rangnick non sia la persona giusta per risollevare i Red Devils, lui che soffriva la pressione sin dai tempi del Lipsia. A Old Trafford serve una programmazione efficace e di temperamento, una politica alla Margaret Thatcher.

NO A POCHETTINO:- Il primo passo deve essere quello dell’allenatore, figura essenziale per uno dei club più prestigiosi al mondo. Il passato ha dimostrato come dall’addio di Ferguson siano falliti i tentativi rivoluzionari fondati sulla crescita dei giovani e sui progetti a lungo termine: l’unico che ha alzato qualcosa è stato Mourinho, un vincente per l’appunto. E allora la strada che conduce a Pochettino non sembra propriamente indicata, visto che l’argentino non si è dimostrato così infallibile nella gestione dello spogliatoio, soprattutto al Psg.

RISCHIO DI TEN HAAG:- L’altro manager che piace è Erik Ten Hag. Stile Ajax, bel gioco, aggressività e ottimo nella crescita dei giovani. Un po’ come Solskjaer, peccato però che ad Old Trafford queste personalità rendano molto poco se non arrivano trofei. Ecco che allora Ten Hag potrebbe rappresentare quel salto nel vuoto che non sempre va a buon fine, col rischio di finire nuovamente nell’abisso senza ancóra di salvataggio. La strada per il nuovo manager è aperta, e a questo punto cominciamo a capire quanto sia stato sbagliato non puntare fin da subito su Antonio Conte, che al Tottenham sta facendo miracoli.

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