Italia “double mind”: ma la costruzione dal basso?

La serata del “Dantedì” si è aperta con la pessima uscita del quotidiano tedesco “Frankfurter Rundschau” che ha attaccato la figura del sommo poeta fiorentino Dante Alighieri dichiarandolo con i termini dispregiativi di arrivista e plagiatore. Probabilmente i giornalisti in questione non hanno mai saputo leggere e scrivere come i veri artisti della nostra patria, eppure dovranno rimediare al più presto perché l’Italia non è soltanto viva dal punto di vista letterario, ma anche e soprattutto sotto l’aspetto calcistico, a differenza della solita lenta e provocatoria Germania. Impareranno a conoscerci e torneranno a invidiarci come nel mondiale 2006, anche se erano tempi diversi.

Tralasciando il triste siparietto culturale, la Nazionale Italiana di Roberto Mancini ha ricominciato a vincere come ci aveva lasciato nell’ultima partita contro la Bosnia dello scorso novembre. Questa volta ad arrendersi sono stati i cavalieri erranti dell’Irlanda del Nord, squadra fisica, di lotta e dotata pure di ottima corsa considerando che quasi tutti i giocatori in questione arrivano dai campi intensi della Gran Bretagna. Gli azzurri del Mancio si sono fatti valere anche questa volta, conquistando una vittoria vitale per la testa del gruppo C e per rispondere ai tre punti strappati dalla Svizzera nel pomeriggio sul campo della Bulgaria. Un momento non facile per l’Italia, assente dai campi di allenamento per diverso tempo e sempre più alle prese con le classiche problematiche pandemiche che a questo giro hanno colpito seppur indirettamente i tre nazionali interisti. Nicolò Barella è stato lanciato in campo nella ripresa, Bastoni e Sensi forse saranno pronti per le altre due sfide contro Bulgaria e Lituania.

La vittoria verso Qatar 2022 è arrivata pure nel segno di Dante, grazie alle reti di Berardi e Immobile in un primo tempo perfetto e ben gestito dal punto di vista caratteriale. Roberto Mancini ha rivoluzionato i suoi schemi sin dall’inizio, affidando le redini del centrocampo a Locatelli e lanciando un tridente offensivo composto proprio da Berardi, Insigne e Immobile. Quest’ultimo si è subito mostrato arrembante, sprecando un’occasione clamorosa davanti al portiere Farrel ma facendosi vedere dai compagni e attaccando sempre la profondità, agevolato dalla staticità dei difensori nord-irlandesi, Evans su tutti. Quando poi al 14′ minuto del primo tempo Florenzi ha fornito l’assist per il gol di Berardi è cominciata la festa: la squadra del nuovo allenatore Baraclough è rimasta ancorata nella propria metà campo, con il solito temperamento ma priva del giusto mordente per colpire in fase offensiva. E l’Italia ha prontamente ringraziato.

Grazie al solito Insigne, vero furetto nel centro del campo, è arrivato l’assist vincente per Ciro Immobile, il quale ha perforato un pessimo Farrel ed è tornato a segnare in Nazionale (gol che mancava dal 2019). Bene così, perché gli azzurri avrebbero potuto gestire senza troppe pressioni il doppio vantaggio, aiutati a dovere dal carisma difensivo di Bonucci e Chiellini. Il primo tempo infatti si è concluso senza alcun tipo di ostacolo: il possesso palla è stato efficace, così come il giusto lavoro di Verratti in fase di interdizione quando gli irlandesi cercavano di avanzare il loro baricentro verso la porta di Donnarumma. Zero parate per il portiere del Milan.

E arriviamo al dunque sempre con le stesse domande: quanto serve veramente la costruzione dal basso? E’ così necessaria quando sei in vantaggio di due gol e non puoi concederti nessuna sbavatura? I saggi del manuale calcistico sottolineano l’efficacia di costruire l’azione dai piedi del portiere per sfatare il tabù della pressione alta da parte degli avversari, eppure anche a livello europeo sono tantissime le squadre che regalano gol anziché costruire. Per poco non ci ha pensato Locatelli, il quale ha fatto infuriare Mancini dalla panchina consegnando sotto attacco una palla morbida a Donnarumma che poteva regalare all’Irlanda del Nord la possibilità di riaprire il match. Sempre il portiere rossonero si è superato nel giro di pochi secondi sul tiro al volo da tre metri di Smith.

Italia che forse per la prima volta dall’arrivo di Mancini ha traballato non poco soprattutto in difesa. Si è salvato il solito Chiellini, così come i subentrati (Chiesa e Barella su tutti) che hanno provato a riportare un po’ di ordine laddove sembrava sfociare il caos. Ottimi segnali per quanto riguarda l’identità della squadra, segno evidente che nelle difficoltà la lucidità è ben presente, a differenza del passato. Resta comunque un secondo tempo di assoluta sofferenza, gestito grazie all’esperienza. La classica espressione “double mind” racchiude le due menti dell’Italia: offensiva nel primo tempo, difensiva nel secondo. Ciò nonostante, il bottino pieno è stato raggiunto. Roberto Mancini può comunque essere soddisfatto per aver allungato a 23 le partite di imbattibilità, nessuno lo avrebbe mai immaginato vista la base lasciata da Ventura. Adesso la testa va in Bulgaria, dove gli azzurri dovranno provare a vincere a tutti i costi. Con una richiesta specifica che si trasforma in domanda: quanto è veramente utile la costruzione dal basso? Il dibattito è aperto.

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