“La testa conta almeno quanto il fisico, in alcuni momenti anche di più”: Noè Ponti si racconta a Radio675

“I gesti del nuoto sono i più simili al volo. Il mare dà alle braccia quello che l’aria offre alle ali; il nuotatore galleggia sugli abissi del fondo”. Parole pronunciate dal celebre scrittore Erri De Luca, che in sole tre frasi ha espresso ciò che i nuotatori vivono e sentono quando praticano lo sport del loro cuore. Perché il nuoto è l’unica disciplina che non guarda in faccia a nessuno, obbliga ad andare avanti, a stringere un patto con la fatica, a non voltarsi indietro come Orfeo ma a seguire quell’unica striscia nera che percorre il fondo della piscina, simbolo di un assoluto, la stella polare nel silenzio di ogni nuotatore. Pensiamo allo svizzero Noè Ponti, il vero asso del nuoto mondiale, capace con i suoi gesti tecnici di battere record mondiali e di volare letteralmente sull’acqua, suscitando l’ammirazione di ogni sportivo. Il campione ticinese, reduce dai Mondiali di Budapest e dai Campionati Svizzeri, si è raccontato a Radio675. Ecco la nostra intervista completa.

Ciao Noé, partiamo dalla domanda più classica, da dove nasce la tua passione per il nuoto e che ricordi hai della tua prima gara?

«La mia passione per il nuoto è stata prima di tutto una passione per l’acqua. A tre anni nuotavo già senza supporti. Nella mia famiglia nessuno ha mai fatto nuoto agonistico. Mia sorella, nata tre anni prima di me, ha iniziato a nuotare quando aveva 7 anni per un piccolo problema alla schiena durante la crescita e ha cominciato a fare qualche gara kids a 8 anni. L’anno successivo, appena compiuto i 6 anni, ho chiesto ai miei genitori di provarci anch’io. Malgrado fossi molto piccolo, hanno accettato di lasciarmi provare, era il settembre del 2007. A maggio del 2008 vincevo la mia prima gara in vasca lunga nei 50 farfalla, battendo ragazzini di 2 anni più “vecchi” di me. Da lì è stato un costante crescendo, senza avere pressioni da nessuno».

Quando sentiamo nominare il tuo nome, vengono subito alla mente i record del mondo nel 50 e nel 100 delfino, caratterizzati da una strepitosa fase subacquea. Quanta preparazione tecnica e mentale sta dietro a questo traguardo? Ci puoi raccontare un po’ la tua giornata di allenamento?

«Non posso negare, secondo quanto mi dicono, di avere una certa predisposizione per scivolare sull’acqua e penetrare nella stessa; ma non credo che sia la cosa principale. Come per tutti i nuotatori, ci vuole tanta costanza e tanto allenamento. In realtà, allenandomi praticamene sempre in vasca da 50, il lavoro non è così incentrato sulle subacquee, ma certamente negli anni ho sempre spinto le subacquee in ogni allenamento, a ogni virata, affinando la tecnica e aumentando la forza. Poi c’è tutta la preparazione mentale ad affrontare le gare (e non solo). Per questo, lavoro da anni con il mio psicologo sportivo. La mia giornata tipo è questa: 6.30 piccola colazione; dalle 7.00 alle 9.00 allenamento in acqua, poi colazione più abbondante; dalle 10.00 alle 12.00 riposo o impegni con sponsor e media; 12.15 pranzo, poi breve siesta; dalle 15.00 alle16.00 palestra (4 volte a settimana); dalle16.00 -18.00 allenamento in acqua; 19.30 cena, relax e a letto presto. Al mattino mi alleno da lunedì a sabato, salvo il mercoledì, mentre al pomeriggio mi alleno da lunedì a venerdì, per un totale di 10 allenamenti in acqua. A questo si aggiungono fisioterapia, massaggi e osteopatia».

    Adesso scherziamo un po’ insieme, perché oltre ad essere un grande campione nel nuoto sei anche un grande appassionato di sport, in particolare sei tifoso dell’Inter e quando scendi in vasca la piscina è il tuo San Siro. Come carattere, mentalità, atteggiamento qual è il giocatore nerazzurro che più apprezzi e quello al quale ti senti più vicino?

    «Direi Sommer per la grande professionalità, per la visione di gioco e abilità con i piedi, accanto alla sua sicurezza tra i pali; poi aggiungerei Lautaro, perché ha il cuore nerazzurro e dà sempre tutto. Ma ci sono anche diversi altri giocatori, come Barella e non solo, che dimostrano grande passione in quello che fanno e un grande attaccamento alla maglia. Come nel nuoto, è necessario crederci e dare sempre il massimo».

    Tornando al nuoto, molti ragazzi sognano di poter diventare un domani Noé Ponti. Che messaggio ti senti di dare alle nuove generazioni di nuotatori in base alla tua esperienza?

    «La disciplina e l’impegno costante negli allenamenti, anche quando non sei in giornata, è la base di tutto. Poi credo che sia importante avere un sogno, coltivarlo con pazienza, divertendosi, e lavorare per quello senza mai mollare. Infine, bisogna essere coscienti che la testa conta almeno tanto quanto il fisico, in alcuni momenti anche di più: serve per allenarsi, serve per le gare e serve per la vita».

    Prima di salutarti, non possiamo non chiederti qualcosa sui tuoi gusti musicali. Che musica ascolti prima di gareggiare e il podio delle tue tre canzoni preferite.

    «In generale mi piacciono tutti i generi. Ascolto soprattutto rock, pop, musica classica e rap: visto che spazio fra tutti questi generi, mi riesce difficile stilare una classifica: dipende molto dai momenti. Comunque, prima di gareggiare, la mia preferita è You’re Never Over di Eminem».

    Intervista: Matteo Salvetti

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