Conte, il vero “miracolo” lo fa il Var: il braccio di Spinazzola non è lo stesso di Idzes e Darmian?

di Matteo Salvetti

Non è stato un pomeriggio tranquillo a Lecce. Prima la rabbia e la contestazione dei tifosi di casa, ancora colpiti dal lutto per la scomparsa del fisioterapista Graziano Fiorita, successivamente il continuo lancio di petardi e fumogeni, che hanno costretto l’arbitro Massa a sospendere momentaneamente il gioco, infine la partita, se non decisiva quantomeno indicativa per la lotta scudetto e salvezza. Tre ingredienti che hanno composto un piatto assai bollente, gustato solo e soltanto dal Napoli di Conte, sempre più vicino ad aggiudicarsi il quarto scudetto della sua storia. Traguardo unico, definito da alcuni un vero e proprio “miracolo”: non esageriamo, i partenopei hanno sì disputato un ottimo campionato, ma già privi dell’Europa che conta in partenza, fuori (volutamente) dalla Coppa Italia con ampio turnover, in lotta con un’Inter impegnata su tre fronti, i miracoli sono altri.

Piuttosto, il vero “miracolo” in Via del Mare lo ha fatto il Var. Precisamente al minuto 39, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il difensore del Lecce Gaspar colpisce la traversa e la palla finisce poi sul braccio largo di Spinazzola. Episodio che ha subito scatenato le polemiche dei padroni di casa, ma l’arbitro Massa, al termine di un brevissimo check del Var, ha ritenuto insieme ai suoi assistenti che non ci fossero gli estremi per un calcio di rigore. Poco dopo il fischio finale, l’ex arbitro e opinionista Dazn Luca Marelli ha giudicato l’intervento con il braccio di Spinazzola non punibile perché la palla ha colpito prima la traversa e poi è sbattuta sul difensore in modo totalmente inatteso.

Il problema, come al solito, è che l’inatteso va di pari passo con la soggettività. In altri termini, ciò che è inatteso per me, potrebbe non esserlo per te. E allora, riavvolgendo il nastro di ventiquattro ore, a Torino è stato fischiato un rigore contro il Venezia per tocco di mano di Idzes che ha generato polemiche, basta andare a rileggere le parole di Di Francesco in conferenza stampa. Oppure, torniamo a febbraio: in Inter-Fiorentina, gli ospiti pareggiarono i conti grazie ad un fallo di mano di Darmian, che aveva il braccio staccato dal corpo e dunque punibile. La tesi di quella sera fu che la volontarietà non sarebbe più contata e ogniqualvolta il braccio sta lontano dal corpo, il rigore deve essere sempre assegnato.

Oggi, purtroppo, è avvenuto il contrario. E la colpa non è di Massa, del Var o di altri, piuttosto di un intero sistema che se non trova un regolamento univoco e inequivocabile rischia di compromettere l’intero svolgimento del campionato. Perché, soprattutto quando i punti cominciano a pesare, giustificare l’ingiustificabile diventa un delitto, così come pretendere di essere ritenuti credibili da chi, vedi Venezia e Lecce, hanno subito un torto che potrebbe costare la retrocessione.

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