Inter, il Triplete è solo di Mourinho: senza la Thula è un calvario, ecco perché Inzaghi ha fatto comunque un capolavoro

Esattamente una settimana fa c’era chi considerava l’Inter come la favorita nella doppia sfida al Barcellona. L’impresa di Monaco e il conseguente passaggio del turno avevano “illuso” molti tifosi di avere di fronte la macchina perfetta, a tal punto che quando quella catena umana si è inceppata, a Bologna prima e nel derby di coppa poi, gli stessi che avevano biasimato i nerazzurri con cori e striscioni, si sono riversati contro Inzaghi e i suoi, definendoli quasi dei dilettanti allo sbaraglio.

Naturalmente, non è vera né la prima né tantomeno la seconda considerazione: l’Inter, che ha disputato fin qui una stagione sontuosa, ha dimostrato ancora una volta di essere tutt’altro che perfetta, una “corazzata” che soffre al suo interno di evidenti lacune tecniche per poter ambire a vincere tutto. Così, il terzo ko stagionale in un derby, valevole l’uscita dalla Coppa Italia, ha evidenziato una stanchezza profonda, un calo preoccupante di energie mentali e fisiche in una rosa che non è all’altezza di poter competere fino alla fine su tre fronti. Soprattutto quando i problemi più seri stanno in attacco: senza Thuram, l’Inter perde infatti gran parte del proprio peso offensivo, è instabile, non riesce a creare occasioni nitide e quando è vicina alla porta si squaglia sul più bello come neve al sole. Correa, Taremi e Arnautovic sembrano delle cariatidi in confronto al francese: presi singolarmente, le prestazioni offerte non arrivano alla sufficienza, gettano nello sconforto i tifosi e non sono utili neanche per alleggerire il lavoro di capitan Lautaro, lottatore su ogni pallone ma sempre più isolato in mezzo agli avversari.

Motivo per cui essere arrivati a fine aprile ancora in corsa su tutti i fronti con una rosa del genere non fa altro che aumentare il valore dell’operato di Inzaghi, il quale non avendo una punta degna di far riposare i titolari è riuscito comunque a compattare il gruppo finché è stato possibile. Adesso però il muro avverte delle crepe, proprio sul più bello: perché, se un piccolo capolavoro fin qui è stato realizzato, il passo successivo è coronarlo con almeno un trofeo. Scudetto o Champions League, per non essere ammaliati dalle sirene che intonano gli zero tituli di mourinhiana memoria. E a proposito di Triplete, sognato da molti, Inter-Milan ha ribadito che soltanto un allenatore poteva riuscire in quell’impresa, Josè Mourinho. In altri termini, lo Special One, l’unico capace di entrare nella testa dei suoi giocatori e di mettere in condizione gli stessi giocatori di tirar fuori le energie anche quando mente e corpo sfociavano in un lassismo preoccupante. Con tutto il rispetto per Simone Inzaghi, il sogno Triplete sarà destinato a rimanere tale, in una stagione che anche se non sarà leggendaria come quella del 2009/10 può comunque rimanere mitica.

Matteo Salvetti

Lascia un commento